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fantasmi

Accade a volte che alcuni fantasmi del passato si siedano al tavolo con me. Sorridono, si versano da bere e mi osservano. Li ricordo bene per chi erano quand'erano in vita. Le voci, i gesti, certe situazioni vissute assieme a loro e le emozioni ad esse collegate. Sono fantasmi che non fanno paura, ma mettono grande tristezza. È difficile riuscire ad apprezzare il solo fatto di avere un ricordo da mantenere a confronto del non avere più quella persona che ne è stata protagonista. A questi fantasmi posso parlare con la mente, ma è un dialogo a senso unico. Da loro non riceverò risposta. Non come ci aspettiamo noi vivi. Come nuvole di fumo svaniscono, si dissolvono e torna la normalità.

Attraverso me

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Non so dire per certo se Lord Amorph esista, eppure mi perseguita già da molto tempo. Credo che la sua forma reale sia quella di uno gnomo… e deforme per giunta, sempre avvolto in un mantello sudicio che ne copre anche il volto; ma potrebbe apparirmi come un nobile conte o uno spettro di densa tenebra alto due metri e con zampe da ragno se lo scovassi annidato nel fondo di un sotterraneo. Amorfo appunto. Non so dire da che parte stia il suo ipotetico cuore, ma seppur propenso ad immaginarlo maligno non lo definirei malvagio: opportunista, traditore, cospiratore, codardo… questo lo è di certo. Dove conducano le sue azioni è decisamente un mistero. Quanto a lungo durerà il suo sussurro nel mio orecchio un altro mistero ancora. Ma i tempi sono giunti perchè Lui vi racconti le sue storie attraverso me...

L'uomo che siamo

Il Vichingo e il Sadico erano già seduti quando arrivò il Cowboy. Se il Cowboy avesse saputo un minimo di lingua inglese si sarebbe chiamato Gunslinger, invece no, lui era un cowboy, ma con le pistole. Certo. Il Sadico, in penombra, occhi pallati e calotta cranica completamente calva appariva come il Nosferatu. Si stava torturando la pelle attorno alle unghie, perennemente nervoso. Il Vichingo straparlava narrando chissà quale avventura e mimando il gesto di bere da un boccale di birra. Il Cowboy fece il suo ingresso in pieno stile: scostando la porta lentamente, ed entrando adagio, lasciando cigolare gli speroni ad ogni passo. Aria guardinga e infastidita, le mani sotto al poncho preso da Clint Eastwood in persona. Assieme a lui era entrata sabbia dal canyon. Il Vichingo fece cenno all’amico di raggiungerlo al tavolo. <<il Rocker non sarà mai puntuale, sai com’è fatto quello…>> disse sibilando il Sadico. Il Cowboy non diede segno di essersela presa e si sede

La foto

C'è una foto che mi ritrae assieme a degli amici all'imboccatura di una grotta in trentino. E' stata scattata poche settimane fa in un pomeriggio estivo e luminoso; eravamo in una decina, ognuno col suo zaino, col suo sorriso, gli occhiali da sole, la fronte sudata, la grotta dietro di noi... ad un primo sguardo sembrerebbe una foto qualsiasi, ma se si guarda bene alle nostre spalle, in basso c'è una macchia bianca che affiora dal buio della grotta. E' una mano. Se si vede la mano si scorge anche la sagoma di una testa nascosta nell'oscurità che la macchina fotografica non è riuscita a bucare. Nessuno s'è accorto di niente sul momento, ma alcune settimane dopo aver sviluppato il rullino me ne sono accorto rimanendo pietrificato. La mano è aggrappata ad una pietra, rasente al pavimento. Mi chiedo come sia potuto succedere che nessuno di noi si sia accorto di avere qualcuno alle spalle. Effettivamente avevamo tutti un sentore sinistro nell'addentrarci ne

La bara vuota

Un lontano parente era deceduto ed io mi ero recato in serata all'obitorio dove era esposta la salma. Erano le 19, ma a dicembre a quell'ora è già buio. Non era una sera estremamente fredda, ma la pioggia monotona che cadeva dal pomeriggio non metteva certo voglia di uscire a passeggiare. Attraversai di corsa il parcheggio reso lucido dalla pioggia ed entrai dalla porta a lato della cappellina mortuaria. Entrando nel corridoio cercai di allontanare dalla mente le note della canzone dei Led Zeppelin che stavo ascoltando alla radio mentre guidavo la mia Delta. Individuai la stanza assegnata allo zio paterno e mi ci diressi. Il corridoio era sgombro ad eccezione di una giovane madre che teneva il figlioletto in braccio per farlo dormire e passeggiava su e giù per il corridoio. Arrivato alla camera riconobbi cugini che non frequentavo, parenti lontani che mi accennarono un saluto, altri due anziani che non conoscevo e al centro della stanza, immerso nel silenzio e nella sua b

Cera una volta pt2

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Non tutte le cose brutte accadono di notte. Non tutte le cose cattive accadono durante un temporale, ma questa cosa, dall’aspetto vagamente stregonesco avvenne comunque al crepuscolo. A Nadja occorse tutto il giorno per farsi coraggio e –cosa fondamentale- rimanere sola in quella casa.  Sciolse le candele in un tegame munito di beccuccio, eliminò gli stoppini quando la cera divenne liquida e trasparente e stese una tovaglia sul tavolo della cucina. Non sapeva ancora come avrebbe fatto di preciso; l’idea iniziale era quella di coricarsi e colarsi il contenuto del tegame direttamente sul lato del viso deturpato. Avrebbe sicuramente fatto male, come quando gli acidi e le schegge di vetro le avevano devastato la guancia e la fronte, ma sapeva che il dolore questa volta si sarebbe placato dopo poco, col progressivo raffreddarsi della cera.  Oppure avrebbe potuto versare la cera in una vaschetta e immergere il viso, ma questa soluzione le sembrava meno adatta al suo scopo. Avvicin

Cera, una volta...

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Ci sono candele e candele. Candele bianche e candele nere. Candele nelle chiese e nei cimiteri, sui tavoli, sui muri. La piccola fiamma sprigiona la loro natura, rapisce l’attenzione di chi assiste alla consumazione, ma nasconde il proposito per il quale è stata accesa. Questo pensava Nadja mentre fissava le tante fiammelle quasi immobili sull’altare di fronte al quale era inginocchiata. Sulla sua candela bruciava una fiamma giovane e colava la prima goccia di cera semitrasparente dallo stelo sottile. Allungò il braccio e mise il dito in modo che la goccia toccasse il polpastrello. Conosceva la sensazione, il calore subito e poi quella specie di seconda pelle che si sarebbe formata man mano sempre più nitida. Si alzò senza distogliere lo sguardo dall'altare, ipnotizzata. -Una specie di pelle- disse tra sè e la mano corse sulla guancia, nel lato del viso sfigurato. Una specie di pelle... Nadja si allontanò con un'idea ben chiara in mente e quattro ca