Cera, una volta...
Ci
sono candele e candele. Candele bianche e candele nere.
Candele nelle chiese e nei
cimiteri, sui tavoli, sui muri.
La piccola fiamma sprigiona la loro natura, rapisce l’attenzione di
chi assiste alla consumazione, ma nasconde il proposito per il
quale è stata accesa.
Questo
pensava Nadja mentre fissava le tante fiammelle quasi immobili sull’altare di fronte al quale era inginocchiata.
Sulla sua candela
bruciava una fiamma giovane e colava la prima goccia di cera semitrasparente dallo stelo sottile.
Allungò il braccio e mise il dito in modo che la goccia toccasse il polpastrello.
Conosceva la sensazione, il calore subito e poi quella specie di seconda pelle che si sarebbe formata man mano sempre più nitida.
Si alzò senza distogliere lo sguardo dall'altare, ipnotizzata.
-Una specie di pelle- disse tra sè e la mano corse sulla guancia, nel lato del viso sfigurato.
Una specie di pelle...
Nadja si allontanò con un'idea ben chiara in mente e quattro candele rubate nascoste nel mantello.
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